LE CHIESE E I MONUMENTI
La chiesa di Santo Stefano
La
chiesa, nominata nella Bolla di papa Anastasio del 1153, è di
origine medievale; era la prima parrocchiale della zona, tanto che
da essa dipendevano molte celle e chiese, fra cui quella di S. Maria
sul Colle di Loriano. E’ stata ricostruita dopo il terremoto del
1915. E’ composta da un’unica navata coperta a volta e
custodisce pregevoli affreschi, raffiguranti i Santi, risalenti al
XIV secolo. Dell’Abbazia del X secolo si conservano i leoni
stilofori riutilizzati a scopo decorativo e l’acquasantiera
ricavata dai resti di una colonna scanalata.
Galleria
degli Antichi Romani
La
galleria è dei primi decenni d.C., ed è stata definita l'opera
"manuale artefatta più importante dell'Abruzzo Ulteriore
Secondo". E' sorta con la funzione di condurre le acque dalla
Valle di Malito, ricca di sorgenti, alla piana di Corvaro, chiamata
Cammarone, che all'epoca ospitava numerose ville romane.
La
galleria era lunga circa 750 metri, alta due metri e larga circa 1
metro. Attualmente non è più accessibile, nè vi scorre più acqua
del torrente Apa, poiché vi sono state realizzate due condotte per
l'acqua potabile, di cui la prima è stata costruita tra il 1900 e
il 1905 e la seconda tra il 1930 e il 1935.
Dopo
la seconda guerra mondiale, la galleria fu utilizzata per riattivare
i mulini ad acqua, che andavano a sostituire i mulini elettrici
bombardati durante il conflitto.
Il Mulino ad acqua di Santo Stefano
Il
mulino idraulico si diffuse
nel mondo Greco - Romano dal 1° secolo a.C. mentre era presente in Cina già
dal V° secolo a.C. Veniva ubicato in prossimità di corsi d' acqua, rapide,
cascate, torrenti, poiché aveva bisogno di tanta acqua per consentire alla
macina superiore, collegata con un asse verticale ad una ruota di pale sulla
quale precipitava con violenza l' acqua,di attivare il sistema molitorio.
In S. Stefano è significativo ed importante la presenza di ben 12
mulini idraulici ubicati lungo un canale alle pendici di una collina.
Quando veniva fatta defluire l' acqua, catturata dal torrente Apa, in località
Valle di Malito, attraverso una galleria scavata
nel I° secolo d.C., si consentiva a tutti i 12 mulini di macinare.
La galleria lunga 800 m., larga 1,50 m e alta 2,5 m, già utilizzata per portare
l'acqua alle terme romane sulla sottostante piana di Corvaro,
veniva usata come bottino o serbatoio di carico, meglio conosciuta in zona col
termine di "Refota". Per "Refota " non si
intende soltanto la galleria ma tutto il canale dei mulini compresa l'acqua
che vi scorreva.
Seguendo il corso dell' acqua, da
monte a valle, è il primo mulino ubicato subito dopo la galleria d'epoca Romana
di una serie di ben 12 mulini. Tutti costruiti alla fine del secolo XVII
di cui :
quattro
costruiti all' interno del paese di S. Stefano;
otto
lungo lo sbalzo che va dalla località "AIE" alla piana in
località San Silvestro (Santu Selvestru).
Sono
stati realizzati con materiale reperito in loco (
legno di quercia, pietre e calce ricavata dalle "Calecare"
locali).
Le macine invece, sono state acquistate dalla Valle d 'Aosta.
Il mulino "Martorelli" è l'unico che nei secoli ad eccezione
dello stipite della porta rifatta in cemento (che era stata realizzata con
pietre e legno) non ha subito alterazioni nella struttura e nel meccanismo di
funzionamento.
La sua conservazione strutturale è dovuta al fatto che è stato l'ultimo dei
dodici a smettere di macinare nel 1956 a causa della morte del
proprietario del mulino : Martorelli Giacomo.
Nel 1944 in seguito agli avvenimenti bellici della II guerra mondiale che
portarono alla distruzione dei mulini elettrici "Mola di Ulisse in
località Madonna di Collefegato" fu riattivato e continuamente
utilizzato dalla popolazione di S. Stefano, Corvaro, Spedino, Cartore e S.
Anatolia fino al 1956.
Dal 1956 ad oggi ne ha curato la conservazione con sapienza ed appassionata
capacità artigianale il figlio di Giacomo, Domenico Martorelli che aveva
acquisito tutti i segreti del mugnaio (Molenaru), conservando
tutti gli accessori necessari per il funzionamento del mulino.
Era prassi e consuetudine familiare (non solo a S. Stefano), che il
mulino venisse ereditato dai figli maschi, mentre alle donne restava solo il
diritto di macinare gratis.
Tratto da
"L' Acqua : Ricchezza del territorio Patrimonio da conoscere e
tutelare" ,realizzato dagli alunni dell' istituto comprensivo di
Borgorose -(Ri) Anno scolastico 2001-2002 sotto la direzione del Prof.
Enzo di Marco
GROTTA DI SAN NICOLA
E' una grotta naturale, una rientranza nella roccia del Monte "La Foresta", alle pendici del Colle San Mauro. Al suo interno era presente una pietra d'altare lunga circa 1m, larga circa 80cm e dello spessore di 20cm. Nel frontespizio anteriore é riportata una scritta in lettere gotiche, in lingua latina: "DOMINA MARGHARITA HOC HOPUS FIERI FECIT" (la Madama Margherita fece fare questa opera). Margherita, Madama d'Austria, figlia dell'imperatore Carlo V, dal padre aveva ricevuto i territori di Cittaducale ove risedette dal 1569 al 1572. Dopo tale data si stabilì a L'Aquila e probabilmente in questo periodo, su richiesta dei frati eremiti, fece costruire dei ripari alla grotta naturale di Santo Stefano.
Per raggiungerla bisogna attraversare Santo Stefano, in direzione Valle di Malito ove nella località "Pratelle", seguendo la via sterrata verso "La Foresta", dopo aver attraversato il torrente Apa, in località "Vattaone" (non Cattaone perché il nome etimologicamente deriva dal dialetto franco-provenzale) bisogna risalire una mulattiera che dall'Apa sale verso "e terri e Iacovella". Prima di raggiungere questa località, girando a sinistra, dopo circa 300m, si trovano dei canaloni che dalla montagna scendono verso l'Apa. Uno di questi in alto é barrato da una maestosa roccia che si protende in direzione di Frontino e all'interno costituisce la grotta di San Nicola.
Testimonianza orale del sig. Domenico Martorelli.
Associazione Pro Loco del Comune di Borgorose - Viale Micangeli n° 4 - 02021 Borgorose (RI) - C. F. 90010530575
Sito Web: www.prolocoborgorose.it - Tel - Fax 0746/314946