LA STORIA 

 

Altitudine: 810 m

Il paese sorge su un dirupo roccioso che delimita l’estremità Est dell’antica Valle di Pietra, un altipiano frastagliato di piccoli colli che ospita  le frazioni di Colleviati, Villette, Collemaggiore, Pagliara e Mole-Chiarelli. Per la sua posizione geografica sembra che sia stato posto in quel luogo per dividere due mondi vegetativi diversi,  ad Ovest la dolcezza di colline coltivate mentre ad Est l’impervia natura dovuta dall’erosine del torrente Apa. L’improvvisa fine della Valle con un  dislivello erosivo creato dal torrente Apa e da altri due torrentelli di minore entità e portata d’acqua, che si congiungono nei pressi di Ponte Ospedale, fanno sembrare che il paese sia stato incastonato al centro del monte S. Mauro.

Il profilo di questo paese che s’impone alla vista di quanti percorrono la superstrada che collega l’uscita autostradale di Valle del Salto a Rieti e dalla provinciale lascia due immagini ben diverse. Una dolce e famigliare dalla parte di Collemaggiore e Pagliara e subito dopo un' immagine tetra e minacciosa dalla parte di Borgorose e viceversa secondo la direzione di marcia, da far sembrare due paesi diversi.

Il territorio presenta un gran numero di fenomeni carsici specialmente nella zona del  monte S. Mauro ciò è determinato, oltre che dalla tipica carsicità della roccia gessosa, anche dalla particolare disposizione degli strati rocciosi dovuta a complesse traversie geologiche. Le scoscese pareti dei monti sono l'ambiente ideale per la nidificazione del più grande rapace notturno europeo: il Gufo reale (Ciaragliucco). Sono presenti molte fonti di acqua sorgiva. Una in particolare alle pendici del monte San Mauro, chiamata “Fonticelle”, ci elargisce un’ acqua oligominerale con eccellenti effetti sulla diuresi.

E’ uso comune chiamare gli abitanti di Castelmenardo Castellani/e e il nome del paese tra i locali viene abbreviato in Castello (Castegliu), intero nome del  paese viene usato con i forestieri o per precisazioni.

Per la conformazione del territorio e la sua posizione geografica dell’attuale comune di Borgorose ha portato le varie frazioni ad avere uno sviluppo ed una vita sociale separata e ben distinta tanto da avere storicamente quattro zone ben distinte sebbene appartenenti ai vari Stati che si sono alternati e assoggettati alle stesse Leggi; la zona di Castelmenardo, la zona di Collefegato, la zona di Corvaro e la zona di Torano.

Il centro abitato del Paese ha inglobato le strutture dell’antico castello composto da tre cinta murarie su tre diversi livelli conservandone ancora le particolarità e le caratteristiche tanto da poter affermare che Castelmenardo, il più medievale dei paesi del nostro territorio. Se ci  si addentra nel centro storico si possono osservare le caratteristiche del castrum medievale, con case a schiera ed interessanti portali. Esso deve il nome al Duca Mainardo della famiglia dei Marsi, da cui deriva il toponimo "Castrum Mannardi", il quale eresse, intorno al X secolo, un castello di cui ora restano due torrioni. L'area , comunque doveva essere frequentata già nel periodo romano e forse anche italico, lo dimostrerebbe il fatto che in località San Sabino, dove si trova il vecchio cimitero di Castelmenardo, c'era una chiesa dedicata a San Sabino, ricordata nella donazione del duca longobardo Feroaldo II e, probabilmente, costruita sul basamento di un tempio italico. Inoltre è stato ipotizzato che in quest'area sorgesse un oppida che si inseriva nel sistema difensivo equo comunicando visivamente con quella di Monte Frontino. La zona ricorda in un toponimo le incursioni saracene avvenute durante il IX secolo, infatti ad est del paese ci sono dei resti di epoca romana a forma circolare che i locali chiamano “la Rotella”. Per alcuni questi resti sono la base di una torre di osservazione e di difesa;  e viene indicata come i resti di un fortino che fu utilizzato dai Saraceni durante il loro assedio al castello. L’area circostante a questo rudere  viene chiamata Aia dei Saraceni, che la leggenda locale, per la sua posizione logistica, indica come la zona dove i Saraceni  posizionarono il loro accampamento. Le mura del castello e le torri sono ormai inglobate nelle abitazioni. L'ingresso al castello era dato dalla porta di sotto, in direzione del torrente Apa. Mainardo costruì e dette il suo nome ad almeno altri due castelli: uno in Calabria che fu distrutto da un terremoto nel 1783 e ricostruito successivamente con il nome di Filadelfia, e un' altro di cui esistono ancora le rovine in Abruzzo a Serramonacesca.  

Castelmenardo compare nel Catalogus Baronum come feudo di Gentile Vetulo, che per esso doveva fornire un milite. Fu incluso nel contado di Corvaro durante il XV secolo. Il feudo divenne proprietà della famiglia Cesarini Sforza, un componente di questa famiglia,il duca Gaetano, lo vendette alla nobile famiglia degli Invitti.

Agli inizi del XVIII secolo, Chiara Invitti sposò Flavio Gurgo, esponente di una nobile famiglia napoletana, e gli portò in dote il ducato di Castelmenardo, che tennero fino alla defeudalizzazione. La riforma murattiana fece sì che Castelmenardo, con tutta la sua università, entrasse a far parte del territorio del Comune Centrale di Borgocollefegato “CIRCONDARIO”. Ma ciò non avvenne, caso ancora una volta raro, sebbene ufficialmente Castelmenardo facesse parte del comune di Borgocollefegato continuò ad operare autonomamente come Comune (Università) amministrando le sue frazioni e addirittura in alcuni anni, a causa di incertezze amministrative, impose il suo sindaco come sindaco di Borgocollefegato. Come Università (Comune) Castelmenardo,aveva sotto la sua competenza Pagliara, allora denominata Pagliara Ville di Castelmenardo, Collemaggiore, Colleviati, Villette e Ponte Ospedale.

Castelmenardo era suddiviso in due parrocchie, facenti capo a due chiese: la chiesa di S. Croce (l’attuale chiesa parrocchiale) risalente al XV secolo e la chiesa di S. Maria, del XII secolo, ora completamente distrutta. E tale suddivisione rimase fino al 18 febbraio 1984 .

Nel territorio di Castelmenardo si trovava l’ospedale di S. Giovanni, il quale era un centro di ricovero per i poveri, i pellegrini ed i malati, risalente al X secolo, periodo in cui il Cicolano divenne colonia dei Benedettini.

Nel 1500, la chiesa che l’ ospitava (San Giovanni dell’Ospedale, che stava in piano verso il torrente Apa), era ormai distrutta. Il termine Ospedale è rimasto in riferimento al ponte sulla strada provinciale che attraversa l’Apa.                                                                                                                    

Per chiarire queste vaghe notizie è opportuno precisare che non si tratta, storicamente, di un ospedale di S. Giovanni che diete il nome a questo luogo ma bensì della presenza dei monaci cavalieri dell’Ordine Ospitalieri di S. Giovanni. Con bolla papale del 1315 i beni dei Templari passarono ai monaci Ospitalieri di S. Giovanni i quali  non operarono militarmente ma sfruttarono economicamente il nostro territorio e le sue ricchezze al fine di sovvenzionare le operazioni militari dell’Ordine in Terra Santa e nel mediterraneo. Il toponimo di Ponte Ospedale (Ospidale) tramanda la loro presenza che era in quella zona dedita, oltre che alla manutenzione della via e del ponte, alla macina e stoccaggio delle granaglie prodotte nella zona mediante i due mulini ad acqua; alla produzione e vendita di calce “calegara di Lazzaretto”;  alla pulitura del sale minerale “salere”; alla raccolta delle armi prodotte con il ferro estratto dalla Valle del Ferro “ara ello ferru”; alla custodia e vendita del bestiame “Grecoli” ed altre attività commerciali. I nostri antenati ci hanno tramandato con precisione questo nome “PONTE OSPEDALE” perché questo ponte è stato costruito dai Monaci Ospitalieri nel 1350 d. C.. Infatti prima di quella data non esisteva nessuna strada, dove oggi esiste la provinciale, se non una stretta e tortuosa mulattiera. La strada maestra era quella che passava sotto le mura di Castelmenardo ora distrutta e abbandonata che collegava S. Stefano ad Alzano ed era una delle due vie che collegavano la Tiburtina alla Salaria ed all’Aquila. L’atra passava per la vallata di Casaona. Inoltre: Borgocollefegato (Borgorose) in quel periodo non era che qualche stalla degli abitanti di Collefegato che, proprietari, coltivavano la adiacente vallata.; la strada attuale a differenza di quella antica interna allungava, con un percorso a semicerchio, di 9 Km in più i due paesi nodali;i monaci per utilizzare l’antica strada di Castelmenardo dovevano trasportare in alto, superando un notevole dislivello, le merci che dovevano inviare alle loro sedi lontane; il territorio soprastante era rimasto in mano ai monaci Benedettini e Templari, sebbene in clandestinità conservavano il loro potere, e quindi non avrebbero tollerato la presenza e i traffici dei monaci Ospitalieri. I monaci Ospitarieri furono quindi costretti, per necessità a costruire una strada dove oggi è la provinciale con il relativo ponte. Nel caseggiato di Ponte ospedale crearono un luogo dedito allo stoccaggio delle materie prodotte e nella parte sottostante delle stalle per il ricovero di carri e bestiame. Essendo monaci, non si può esclude che, al bisogno avrebbero dato ospitalità e assistenza ai bisognosi e celebrato messa in qualche cappella in loco ma ciò e ben diverso dall’affermare l’esistenza di un ospedale e una chiesa, il loro scopo era prettamente economico, commerciale e produttivo. I monaci Ospitalieri operarono nella zona per più di trecento anni. Tra il 1648 ed il 1680 i vari Gran Maestri, che si succedettero nel governo di Malta, chiesero di contribuire a tutte le “Lingue” di fortificare, ornare e abbellire i propri “Alberghi” con le loro maestranze e capitali. Questo fece abbandonare il nostro territorio dai Cavalieri Ospitalieri lasciando le loro proprietà e attività ai monaci benedettini. Con la parola “Lingua” nel gergo degli Ospedalieri si riferiva al gruppo di appartenenza e con la parola “albergo” si indicava il caseggiato riservato al gruppo d’appartenenza con la relativa chiesa, inoltre, indicava la cappella del gruppo nella cattedrale principale.

Nella preistoria la zona era abitata da popolazioni neolitiche. Verso il II° millennio si ebbe una prima ondata migratoria che diffuse la lavorazione del bronzo. Secondo alcuni, potrebbe essere stato il mitico popolo dei Pelasgi, la cui presenza è testimoniata ancora dalle mura poligonali a loro attribuite e che si trovano nei dintorni, a risiedere nel territorio del Comune e quindi anche nella zona di Castelmenardo.a porre la prima pietra a Castelmenardo. I Pelasgi venivano anche identificati quali "cercatori di metalli", molto preziosi per l'utensileria, per le armi e persino dei monili decorativi e simbolici. Dunque, questo popolo potrebbe essere stato richiamato nel nostro territorio dalla natura metallifera delle nostre montagne.

Recenti indagini della sovraintenza archeologica del Lazio nella piccola valle denominata "Ara'ello Ferru" hanno portato alla luce residui di lavorazioni ferrose, della prima età del ferro.

Della venuta e permanenza dei Pelasgi parla anche un autore, D. Lugini (memorie storiche del Cicolano, pag. 18, Secondo cap) che citando altri, fa risalire la venuta dei Pelasgi nel nostroterritorio tra il 1750 e il 1490 A.C., quando una lega di popoli italici li scacciò dopo una permanenza di 260 anni (forse, con minor enfasi se ne andarono da soli per l'esaurirsi delle ragioni che li avevano spinti nei nostri territori). Infatti, verso il I° millennio si ebbe una seconda ondata migratoria che portò nella zona popolazioni assai diverse. La sua posizione e conformazione montuosa portò, a differenza delle popolazioni costiere, ad un isolamento facendo sviluppare dei gruppi etnici regionali. Si formarono così gli Equi, i Marsi, i Sabini ecc..Con l’influenza degli Etruschi si ebbero, i primi, ed in qualche modo elementi unificanti da attribuirgli una classificazione come civiltà etrusco-italiche.

Secondo alcuni Castelmenardo è stato fondato dai Cicoli, autoctoni del territorio ( Firisto di Siracusa ), riprendendo le tecniche costruttive dai Pelasgi. Abitati arroccati come Castelmenardo sono presenti comunque già nel XV secolo A.C. nell'Italia centrale: Pescara e Martinsicuro sul mare e Rocca Calascio nell'interno. Con le invasione dei Visigoti (411 d.C.), Unni (453 d.C.), Eruli (493 d.C.) gli abitanti di Castiglione costruirono la prima struttura in muratura della fortificazione di quello che verrà chiamato Castelmenardo portandola a termine tra il 493 e il 568 d.C. Quindi si può affermare che la prima struttura in pietra del Castello fu iniziata nel 411 d. C. e completata nel 493 d.C.. Nel 780 d.C. furono terminati i lavori del secondo muro di cinta e nel 960 il terzo e la definitiva struttura del Castello. Dal 962, con la donazione del castello alla famiglia dei Mainardo si ha il nome Castello dei Mainardo che divenne Castelmenardo con il passare delle epoche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Associazione Pro Loco del Comune di Borgorose - Viale Micangeli n° 4 - 02021 Borgorose (RI) - C. F. 90010530575

Sito Web: www.prolocoborgorose.eu - Tel - Fax 0746/314946